domenica 28 ottobre 2012

PYL



No, non è il PIL (Prodotto Interno Lordo) ma PYL ossia PAINT YOUR LIFE.
 Conoscete questa trasmissione? 
Sicuramente si. Mi è capitato di vederne qualche puntata e vorrei spenderci due parole. 
Semiserie.
Partiamo dalla conduttrice, Barbara Gulienetti,  non è che mi entusiasmi  troppo, anzi veramente non mi entusiasma per niente,  la trovo soporifera, fredda e poco coinvolgente, pare che ripeta la lezione come una scolaretta. Non ho idea di come l’abbiano trovata, ma quello che salta all’occhio è che non sembra molto coinvolta da ciò che fa; e se lo è, non lo da certo a vedere.



Passiamo ai progetti realizzati: direi che spesso le creazioni sono improponibili, vuoi per bruttezza, vuoi per la labilità dell’oggetto realizzato (riuscirà a rimanere tutto insieme fino a domani?),  vuoi per la difficoltà nella pulizia. Riveste sedie, letti, poltrone o altro con la stoffa, incollandola o graffettandola con una sparachiodi: e quando si sporcherà/macchierà, come certamente succederà nel tempo, come faremo per pulirla?
 Abbiamo due strade:
 1) smontare tutto, mettere la stoffa in lavatrice e poi rifare il progetto.
2) infilare direttamente in lavatrice la sedia, il letto, la poltrona.

Trovo che, non sempre ma spesso, ciò che viene realizzato nel suo programma sia di una bruttezza tale da risultare affascinante. 





Sono però  inorridita quando, nel corso di una puntata, ho visto tagliare degli strumenti musicali per produrre una lampada che non faceva nessuna luce. 


Quanto costano i progetti realizzati?

Solo per avere a disposizione tutti gli attrezzi che usa c'è da spendere un capitale. Saldatore, pistola termica, trapano a punta, a tazza, con punta di diamante, levigatrice, sparachiodi, sega elettrica, e chi più ne ha, ne metta. Poi vanno aggiunti tutti i mobili e gli oggetti che utilizza, e che spesso sono nuovi di zecca, altro che usati!
Sorvolo sullo spreco di materiale: non so quanti chili di colla a caldo abbiano consumato, per non parlare di barattoli di colori acrilici e pennelli (non si usa lavarli, si buttano direttamente!). 
Ci sono poi mobili di un certo gusto, databili anni 50-60, che restaurati farebbero bella mostra si sé in molte case o in mercatini dell’antiquariato, e che vengono invece ridipinti in maniera discutibile, trasformandosi in vere pacchianerie. 



Ritengo che certi lavori dovrebbero rispettare lo stile del mobile, magari valorizzando certi particolari compromessi dall’usura del tempo.   Ma è solo un mio parere personale.

Ma il vero mistero è: 
che fine fanno le creazioni che fa Barbara……….Mah?




Spero esista un apposito cassonetto, perché riciclare quelle cose è praticamente impossibile!

Infine un dubbio che mi tormenta, impedendomi di dormire:

Come sarà arredata la sua casa?

Con i progetti che realizza nelle puntate?

In questo caso potrebbero cambiare il titolo della trasmissione:

da Paint your life a PIANT YOUR LIFE!



domenica 21 ottobre 2012

I diritti degli utenti al tempo del digitale


Quanti di noi utilizzano iTunes? 



Tra le persone che hanno sulle spalle qualche primavera, penso che molti non lo conoscano o non ne facciano uso; ma ci sono i figli e i nipoti, ormai praticamente tutti i ragazzi che hanno superato la decina d’anni utilizzano iTunes per scaricare musica. Questo è uno dei miti della nostra epoca, ogni epoca è fatta di miti e leggende che rivelano i sentimenti del periodo storico che stiamo percorrendo.

E quando scarichiamo musica da iTunes cosa acquistiamo? 

Non un bene fisico, non abbiamo acquistato un cd e nemmeno un brano: il possesso è diventato intangibile. Dite ciò che volete, sarò poco (o per niente) moderna, ma il verbo “comprare” per me equivale a toccare con mano l’oggetto del mio acquisto. Sarò materialista, ma spendo più volentieri 20 euro per un libro di carta, che 5 euro per un ebook. In buona sostanza il nostro acquisto su iTunes riguarda la concessione ad usare un servizio, per giunta non trasmissibile, quindi a tempo determinato: insieme alla nostra vita termina legalmente anche la vita di ciò che abbiamo acquistato e cioè la sua fruizione. Insomma, dopo la mia morte non potrò lasciare in eredità i miei amati Led zeppelin e Jimi Hendrix, solo per citarne alcuni.

Non vi pare una scemenza? 



Eppure è così. La licenza è nominale, non può essere passata di padre in figlio così come si fa con libri, cd e dvd. Allora la domanda è: non si può riversare questa eredità digitale su un comune hard disk? Nossignori. Non secondo le condizioni d'uso previste su iTunes, che vietano espressamente il trasferimento dei contenuti acquistati in favore di un terzo soggetto. 
E se lo facessi che potrebbe succedere? Un'irruzione della polizia nella mia casa, che si piazza al computer e cancella uno per uno tutti gli mp3 dall'hard disk?
Mi pare uno scenario poco probabile.

Viviamo nell’epoca del digitale, del dematerializzato: anche Amazon ha condizioni di utilizzo simili. Quando acquisti Jane Eyre non stai comprando il libro, ma solo il diritto a leggerlo.

Magari un pò di chiarezza non guasterebbe.

Intanto sarebbe preferibile che negli spot degli album fosse scritto “clicca qui per scaricare la licenza all’ascolto”, in modo che tutti siano consapevoli che non si sta acquistando niente.



Sarò una nostalgica che ama l’odore dei libri e il fruscio dei dischi in vinile, ma nell’era dell’iPad trovo che la carta abbia ancora una sua utilità: la posso riciclare facendo la cartapesta, ci posso  incartare oggetti, ci posso pulire vetri e specchi.
Con l’iPad mi risulta un po’ difficile incartare oggetti e pulirci i vetri. 
E anche fare la cartapesta!

sabato 13 ottobre 2012

Harry Potter e il portafoto




Non ho ancora postato i lavoretti che quest'anno abbiamo svolto con i bambini dell'oratorio feriale, le mie colleghe mi sgrideranno! Come ho già avuto modo di dire, unitamente ad altre mamme e nonne, ormai da molti anni ci organizziamo per intrattenere i bambini con dei laboratori creativi per tutta la durata dell'oratorio feriale; ogni anno ci dobbiamo spremere le meningi per trovare nuove idee e nuovi spunti, l'oggetto deve essere carino ma anche utile per i ragazzi, deve avere un costo contenuto...... ma non basta, i lavori devono essere adeguati alla manualità dei bambini. E qui sta la difficoltà, perchè la fascia d'eta varia dai sei ai quattordici anni, in pratica elementari e medie; ovviamente la manualità di un bimbo di sei anni è molto diversa da un ragazzino di tredici. In genere li dividiamo in tre fasce: i piccoli (I e II elementare) i medi (secondo ciclo elementari) e i più grandi (medie) e per ogni fascia prepariamo un lavoro a tema. 
Il tema viene deciso dall'oratorio e quello di quest'anno era Harry Potter!
Ammetto che in un primo momento siamo rimaste spiazzate, ci siamo dette "ma che facciamo? una scopa volante, una bacchetta magica, un paio di occhialini.....mumble, mumble", ma poi, a furia di mumblare, qualche idea ha cominciato a prendere corpo.
Questo è il progetto che abbiamo realizzato con il secondo ciclo delle elementari e con le medie: 
è un portafoto ispirato al maghetto più famoso di tutti i tempi!

  Ed ora una carrellata di foto dei lavori.............




Le civette......



Il libro


Le foto appese con le mollettine


Le guglie di Hogwarts



Alcuni dei ragazzi al lavoro


......e i loro bellissimi portafoto terminati!



.....e questa è la bacchetta magica che dobbiamo avere a portata di mano tutti gli anni per riuscire a star dietro a tutti i bambini!!



mercoledì 3 ottobre 2012

Pizza in ....scatola


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La pizza è un alimento sano e completo, simbolo dell'arte culinaria italiana e, a pieno titolo, considerata alimento cardine della dieta mediterranea.




Viene consumata prevalentemente nelle pizzerie, anche se in questi ultimi anni si è sempre più diffusa l’abitudine di portarla a casa, dove arriva conservata in apposite scatole di cartone; ogni giorno consumiamo più di due milioni di pizze da asporto. Arrivano nelle nostre case chiuse nel classico contenitore di cartone, dove le pizze appena uscite dal forno restano anche per molti minuti. Ma di che cosa è fatto il contenitore che contiene la nostra pizza? Il "cartone" è composto da tre strati: il primo è il coperchio, la parte superiore che generalmente è stampata a piacimento. poi troviamo la seconda carta (l'ondulato) che troviamo nel mezzo e serve ad irrobustire la scatola ed infine c'è il rivestimento interno, cioè la parte che è a stretto contatto con la pizza.  E spesso il cartone viene utilizzato per riscaldare la pizza nel forno di casa o come vassoio per il consumo. Abitudini ormai radicate che possono però nascondere alcune insidie, soprattutto se non si conosce la materia prima con la quale è realizzato il contenitore. Inoltre il contenitore NON può essere riciclato.



Secondo il decreto ministeriale 21 marzo del 1973, per motivi di igiene e sicurezza, i contenitori destinati al contatto diretto con alimenti umidi e grassi, come la nostra pizza, devono essere prodotti esclusivamente con carte di pura cellulosa e senza contenuti di macero. In parole povere non si può utilizzare carta riciclata: questo allo scopo di  impedire la migrazione di composti, potenzialmente pericolosi per la salute umana, dai contenitori di cartone riciclato agli alimenti. Eppure oltre il 90 per cento dei produttori di scatole per pizza, contravvenendo alle norme e mettendo a rischio la salute dei consumatori, utilizza come materia prima cartoni che hanno un contenuto di macero non inferiore al 20 per cento.
Effettuando analisi su questi cartoni sono state scoperte sostanze nocive: i diisopropilnaftaleni (DIPN) e diisobutilftalati (DIBP). Il diisobutiliftalato ad esempio, è un solvente che serve per togliere inchiostri e coloranti e viene usato nel processo di riciclaggio della carta.  Sono sostanze che rivelano la presenza di carta macero nel cartone e migrano facilmente negli alimenti, soprattutto in presenza di calore.




La cosa assurda è che, da un lato la legge vieta l'impiego di carta riciclata, ma dall'altro non c'è l'obbligo, per l'azienda produttrice, di apporre sulle scatole la dichiarazione che i tre strati  utilizzati per la produzione dei contenitori siano di pura cellulosa.  In questo modo il consumatore non sa di che cosa è fatto il cartone che contiene la sua pizza ed ignora che questa carta non può essere fatta con carta riciclata. Una situazione a dir poco "curiosa".
Ho deciso di fare un giro tra alcune pizzerie da asporto, dove con una scusa mi sono fatta dare alcune scatole per pizza. Sulla prima scatola c'era la dicitura “contenitore idoneo per alimenti”: e cosa mi garantisce che sia idonea? Niente! 


Sulla seconda c'era il logo con coltello e forchetta con la scritta "per alimenti", ma anche qui nessuna traccia di qualche scritta che mi dica chiaramente che la carta utilizzata sia di pura cellulosa....insomma, mi devo fidare sulla parola! 
Sulla terza trovo scritto solo il logo della pizzeria. 




Sulla quarta la scritta"carta interamente alimentare" (incredibile, posso mangiare la carta!!). 
Sulla quinta trovo scritto "contenitore ecologico per alimenti".......
Uhmmmm!! Insomma, tutte queste scritte non significano nulla e non offrono alcuna garanzia per il consumatore sulla reale composizione della materia prima utilizzata! 
Come sempre, finchè non interverrà una legge che obblighi l'azienda produttrice a dichiarare sulla scatola l'esatta composizione della carta, ci dobbiamo fidare. 

E non sempre la fiducia è ben riposta!